20100526

IL CAPITANO, LA PAZIENZA & LA RAPSODIA.

Mi sono alzato per entrare nel mare.
(Mi alzo perché lei possa raggiungermi!)
Il mare non mi sostiene e mi ignora.
(Lei non mi affianca e le onde sono traslate!)
Amo il mare e la sua nudità e i suoi abissi.
(Adoro i suo flussi e riflussi, le maree di menta e lavanda!)

«… Disegna! Scrivi! Suona! Canta!»

Cerco la linea della congiunzione tra le spume.
(Mi sospinge e mi chiude gli occhi, lei.)
Il mare vuole rivoltare… la direzione e le scintille.
(Lei non le lascia dentro, e le fiamme sono sulla pelle!)
Amo la sua pelle e la sua nudità e i suoi abissi.
(Adoro la sua calma piatta e la sua tempesta perfetta!)
Amo il suo spettro e la sua purezza e i suoi vapori.
(Adoro la sua energia, e le dita fresche sul mio Fuoco-d’acqua!)

C’è solo da nutrirsi dei nostri cuori caldi

… Disegno! Scrivo! Suono! Canto! GRIDOOO!
Oltre il cerchio e il mio salto, io buio dietro e nel sorriso (il tuo) oltre il cerchio salto!
… Disegno! Scrivo! Suono! Canto! FLAUTOOO!


I miei baci sono gli occhi che cercano te,
la voglia di salvarti trattenuta dalla tua richiesta di aiuto
si rende invisibile perché tu possa salvarti da te e da me!
È la Risonanza del nostro esistere insieme!

Il mare e lei m’immergono tra le mie dita!
(Sono nell’immenso, non occorre parlare di sé!)


Ho avuto pienezze e terrazze, ho potuto starmene calmo sull’amaca del compiacimento e ho potuto mescolare all’adrenalina del piacere la paura dell’assenza di protezione Ho potuto assaporare l’orgoglio delle vittorie e del sapere di trovarsi dalla parte giusta, di non spezzarmi e a volte neppure piegarmi; di avere dato la parola di sostegno a chi non sapeva neppure ascoltare, e di essere cercato da chi voleva un parola perché da me sgorgavano solo parole vere
Ho capito che mi hanno acclamato anche coloro che se ne sono andati per altre strade, non comprendendo le mie, non accettandole, non valutandole buone; mi hanno acclamato con la dichiarazione di aver fatto loro la scelta sbagliata e l’invidia della mia ancora integra e mutante sotto i miei passi. Dichiarazione avvenuta anche solo con la perdita del loro carattere, o con il suo intorbidimento. Non che sia felice per ciò che è loro accaduto – a me a ben vedere, non è accaduto molto! – e per ciò che non è accaduto non ascoltandomi, sono felice per la mia integrità ancora presente. Ma c’è una assenza forte: io stesso! Io sono tutto qui, ma non sono tutto; io sono pieno ma non sazio i mondi che mi orbitano e in cui orbito; io sono e non mi vedono!
Io ho in mano ogni mio sogno, ma lo stringo e lo tengo in tasca a pugno chiuso procedendo con una poetica overdose di malinconico romanticismo. Non sto accorgendomene adesso, è adesso che c’è chi mi dice: Vola, e poi vola per me consentendomi di volare, e di volare per te! Anche se non dovrei pensare che lei voglia questo volo tutto suo e tutto mio Non dovrei volare pensando a un noi. Tuttavia, è il “noi” che mi ha fatto tremare pochi minuti fa!
Ho pensato ai vuoti dei miei traguardi: la mia integrità di pensiero è sempre lì, ma non è piena; posso sempre essere tutto, ma non lo sono. Vi apparirà come un esempio non calzante, ma calza, e a pennello: per alcuni buoni film (più con i cartoni animati, in quanto nato prima come disegnatore e sognatore di autore di cartoni animati) io mi emoziono – piango – perché avrei potuto realizzarlo io – e perché avrei potuto viverla o farla vivere io quella storia, nella realtà – e non è stato così. Allora, io, dove sono? Da quale parte della creatività mi trovo? Io sto nella parte dello “scrivente” e del “disegnatore” e io sto nella parte dell’avventura e dei personaggi, e ho lasciato che fosse l’unica cosa da vivere, pur sapendo che non era così. Ma essere scrittore di un sogno non equivale a viverlo! È vero che se io leggo le avventure di JAMES T. KIRK non significa che per poter godere della vita come lui devo sognare di essere nato nel futuro e di “cavalcare astronavi”. Non devo essere a comando di un equipaggio stellare per potere essere Il Capitano!
Cosa c’entra la pazienza con il non avere vissuto da eroe dei romanzi? È colpa sua, perché non l’ho accolta, l’ho solo usata come mantello! Ho creduto di praticare da anni la pazienza, ed è stato così. Tuttavia, si trattava della sorella gemella: quella pazienza che sa di essere una virtù e vuole essere riconosciuta e avere riconoscimenti. Questa pazienza ha voluto solo frutti e me ne ha dati molto pochi rispetto ai pretesi! La sorella, forse, è stata da me accolta, tuttavia, le davo sempre una scadenza. Non l’ho posta nella mia vita come un Potenza, ma come un barattolo con scadenza! Quindi, c’è, la conosco, l’ho accolta nel mio pensiero ma non l’ho coltivata. La Pazienza è La Terra per potere far crescere Il Giardino che noi siamo!
Bene, la pazienza c’entra con gli eroi romanzati. Cosa c’entrano i cartoni animati, allora? È colpa loro – è colpa di ogni storia che io abbia creato, non messa nero su bianco, creata, partorita nella mia mente! Una volta ritenuta valida, averle dato cuore e finalità, perché affaticarsi e concretizzarla nella veste che le spettava? Andavo avanti, a “pensare” un’+altra storia. Ma non avevano bisogno di una sola veste: ogni storia (se la crei anche per quello) deve essere scritta e proposta, libera dal suo creatore deve avere i suoi lettori, altri sognatori che vi si emozionano. E con quest’ultimo aspetto si arriva alla seconda veste di cui necessita una storia: la libertà dal suo creatore è “vincolata” anche alla vita che ne trae e ne sviluppa. Questo vale per me, ha radici nel “mistero” della mia scrittura. Io sono Il Capitano, sono il Drago, la Tigre, il Ragno, sempre lo sono, Trinità Fenice. Il mio Cuore è tra le Stelle; sotto la stella di ogni avventuriero, ho il cuore di ogni eroe Ogni “eroismo” da me scritto deve essere vissuto non nel cuore, non nelle potenzialità, non nelle parole: per questo io sono e non ci sono stato. Fino al giorno in cui cui non ho trovato una dolce e arrabbiata e fragile e potente “Odissea”, navigante alla scia della Stella Fondente
Fino all’oggi del cambiamento, chi mi è stato vicino mi ha accolto. Chi mi ama mi ama per i miei pensieri, per le mie azioni, per le mie mancanze e perché anche se spezzato procedo non spezzato! Questo mi è stato d’aiuto e ne sono grato e di loro avrò sempre bisogno Si, si, c’è il ma. Che non annulla o declassa alcunché! Se io ho un vuoto non è per la mancanza di azioni altrui, ma per una mia necessità di avere altri scogli su cui infrangermi. – Il Miracolo che mi ama da anni non ha bisogno di dirmi ogni giorno di alzarmi, Lei si alza nella sua vita mostrandomi cos’è l’eroismo, Lei si erge senza scalciare con Animo Fatato, mi dice che sé stessi è più che esser Draghi, Tigri, Ragni. Lei mi ama e m’insegna, senza ingannare esponendo la sua saggezza! Ama, così, con tutta sé stessa! Lei è scoglio, lei è onda, lei è spuma e terra, lei s’infrange lei è rugiada. È Folletto!

È giunto lo scoglio altro, saldo e in balia del Cosmo, solare e lunare come deve essere uno scoglio che ti sveglia Ma il “mio” scoglio è giunto a me, come io sono giunto a lei! Lei, Odissea, è così arrabbiata e impaurita del mondo che non conosce e non vuole conoscere (quindi si conosce!) la Potenza che in lei alberga. È allignata, non è un ospite; tuttavia, non vuole alcun’altra via che essere foglia e figlia: foglia di quercia e figlia della terra.
Vi chiedete, Allora che scoglio è? È il mio scoglio, innanzi tutto! Che lei lo voglia o meno, nella mia vita è di lei che necessito. E lei necessita di me, pur se così potrebbe non essere! (Da chi attendi il colpo di grazia o la spinta nel ciclone puoi avere quel colpo per far ripartire il tuo cuore, e la spinta dentro l’occhio della pace nel bel mezzo dell’apocalisse! Io ti do il cuore e gli occhi!)
Lei mi è giunta con terre da esplorare, non conquistare! Lei non è una conquista in qualsiasi prospettiva si veda: Lei è Libertà! Dicevo, m’è giunta con terre da esplorare a una terra (io, no?) con terre vergini anche per sé. Per questo ci siamo giunti nella stessa maniera, entrambi per infrangersi l’uno nell’altra. Pronti? Non, non ci siamo giunti pronti; è la congiunzione ad avere scatenato lo sconquassamento tettonico e le terre conosciute sono divenute estranee e tutte da scoprire. E il guardare orizzonti amalgamati, terre sponsali e straniere ci ha fatto capire che siamo sprovvisti di bussole Ma sto sviandomi Troppo sto scrivendo, maldestramente.
Quando penso a Lei penso ai sogni che ho tra le mani e non sto costruendo, poiché il solo fatto di avere il potere di averli a me, di essere stato non solo capace di crearli ma di averli assorbiti mi inebria e mi illude Io mi creo, io mi assorbo, ma devo vitalmente rilasciarmi. Se non rilascio i miei sogni, che sogni sono (Io, che Sogni Sono)? Per l’appunto, null’altro che illusioni. Oggi, rido; penso a Lei e la sento tra le dita e sono felice del sogno concreto che mi sgorga dal petto. So che sta muovendosi nella terra, seme senza sentiero: tutto, ogni pianta, sarà! Cos’altro puoi chiedere da chi vuoi che ti ami?: che ti faccia ridere – ridere in faccia alle nere nubi, in faccia a chi ti vuole controllare, ridere in faccia al sole facendolo bruciare della tua felicità!
Quando penso a Lei, quindi, piango: perché non è da creare è lì, perché non è da assorbire è qui, perché non è da rilasciare è già da me al mondo, devo solo imparare il suo mondo poiché non è da me generata, ma generata per me! Piango perché felice che ci sia e mi sia lontana, poiché devo imparare che mi venga insegnato da chi non è vanità, da chi non è illusione, da chi non è potere, da chi non è cieco… Io sono tutto questo ogni volta che non sono; lei non è tutto questo ogni volta che è! E mi insegna la pazienza della rinascita dell’esplorazione dell’Essere sé stessi! Solo così, si è già tutto ciò che si può essere: non è necessario essere un cowboy del West per essere un pioniere d’altri tempi, né essere un Drago per varcare ogni realtà col proprio Fuoco Draconico… Io sono me stesso?, allora SONO TUTTO!
State per ribattere: Ma quale insegnamento, Lei non può insegnare. La tua Potenza Odissea è impaurita, lo hai scritto tu! Vero, l’ho scritto. E c’è una verità che vale più delle altre che spiegano la sua “paura”! Lei è vera, non ha orpelli, non è costruita per essere all’interno della società, non ha corazze, non usa armi per affrontare i mondi che viviamo: né per quello del lavoro per essere ben accetta, né per quello sociale per essere una della tribù. Si, si… Non è perfetta. Grazie al Cielo. Sarebbe un’altra illusione. Lei è Rapsodia… Si, siii, Odissea e Rapsodia. È entrambe. Io le sto cantando: Col cuore a pezzi e col mondo che procede senza che si sia ricomposto, sapendo che anche con un solo pezzo del nostro cuore noi siamo tutto noi stessi e ancora il mondo non può riempirlo, perché fermarsi a formare qualcosa che s’è infranto, quando il semplice procedere per l’avventura della vita rifiorirà quella parte a noi rimasta? Quindi, è sia ferma che in movimento. Rimasta e lasciata, infranta e florida! Lei è Rapsodia…
Io le insegno, senza farlo e nell’ombra, e ne ho paura. Come posso io dare se devo avere? Come può il mio semplice amore per la vita, la mia natura di Capitano semplicemente farmici diventare? Le domande me le pongo perché non sempre ascolto gli insegnamenti di Rapsodia! La semplicità spiazza, la conosco, so che è la base, ma gli si dà così poco credito, nonostante tutto: come può così poco fare tutto? Rapsodia
Sembra poco, sembra uno scoglio – lo so, l’ho definita io così: ma può esser solo pietra fuori la superficie dell’acqua un essere umano, un tale essere umano? – e sembra sbriciolarsi, sembra solo per sé, sembra “un cunto” ma ha infinite voci infinite, sembra ed è tutto ciò che è! TUTTO! E quando avrò saputo dirle Il passato ci rapisce gli occhi e il cuore, manda in guerra l’anima e la imprigiona, diserta, Amore Mio, fuggi e liberati lasciandogli ogni dolore e ogni paura!”; quando avrò saputo dirle anche Ciò che è stato conduce a qualcosa di bello, e questo lo si può vivere solo smettendo di guardare ciò che è stato, volgendo altrove lo sguardo!, lei mi vedrà, e anche se non mi sceglierà (mi avrà avuto!), saprà dirmi Grazie!, mio Capitano! Lei che non chiede che briciole d’amore…
TUTTO PER ME!

Ora, proprio ora che scrivo, pratico La Pazienza, è una fanciulla sottile e diafana, eppure pulsa di energie cosmiche! Non si fa guardare negli occhi e se ne sta nell’ombra; ombra che irradia luce e calore; ombra che non cela e non mostra; ombra che offre e per te soffre, forte e sorridente, positiva e spumeggiante… Si, lo è anche lei! Spumeggiante… E non perché dimostri come mi ama – È bastevole sapere che tu sia amato, non che tu venga amato come vuoi tu! – e come mi sostiene, spumeggia per la sua presenza per me. Occorre altro per sapersi grandi?
Io so che il dolore è calore, e ogni lacrima è sorriso: come correre e sdraiarsi alla luce del sole se c’è stata solo luce nella nostra vita, tanto da serrare gli occhi (cancellando ogni cosa intorno a noi!), occhi che ardono come nel sale? La vita è una e pur se le occasioni sono tante, le colgo come fossero come lei, una, uniche, mie! Non devo avere ogni cosa per poter dire di vivere alla grande! Devo avere ciò che ho, il meglio per me!
Io, alzatomi per entrare nel mare, ho trovato me stesso, uomo dalla felicità pulsante e infusa di nebbia, La Pazienza, fanciulla senza gelosie e senza possessi, e Lei, Rapsodia di un coro dai molti cori, spuma di semplicità labirintiche! Mentre il mare – La Pazienza – mi assiste ma non mi sostituisce io ritrovo me stesso e la vedo…
Tu, alzatati senza guardare il mare – il mare ti ha spinto via! –
ti sei allontana più da te che da noi (la tua famiglia di inconsumata gioia!)
per darti, e perderti,
piangere e tornare al mare, a noi, alla gioia…
Parola di Folletto!
Io faccio me stesso quanto lei sta facendo l’uomo che sono; lei fa se stessa quanto io mi auguro d’avere l’onore di fare il miracolo che è…
Può un uomo avere due miracoli nella sua vita e non volare felice?

Ancora tante parole per dire: un uomo sta per diventare Capitano della Nave Pazienza per solcare L’Oceano Rapsodia
Parole parole parole parole parole…
La mia natura che io sono molto di più che…
Parole parole parole parole parole…

D’accordo! Esco dall’ombra e rientro e nell’ombra – chiudo gli occhi con tutti gli orizzonti nuovi d’innanzi – chiudo gli occhi e ascolto il suo profumo e gusto la sua stretta di mano – chiudo gli occhi e vedo la terra che con incommensurabile calore abbracciarla per cancellarle i brividi e il passato chiudo gli occhi per aprirli e vedo Lei… e vedo Canzoni… e vedo Falò… e vedo… Parole di baci e Silenzi di parole… e vedo…
Io ho incontrato Lei: chi mi sta insegnando la Vita!


C’è solo d’attendere che lei entri nel mare!
(Uscendo dall’ombra pazienti di vedermi!)
È questo il canto,
MadreIl Canto Saremo! Noi due – la Vita una…
Il Canto Senza Parole più intenso e ricco della nostra vita!

È questo il canto, figlio mio!: Tu, incontra te stesso,
insegnati La Vita – Giocala Nel Canto!
tu sei Il Capitano, tu sei La Pazienza…
Tu Sei La Rapsodia! È questo il canto:
Tu Sei Tre! Lo sai che sei il mio Re, Amore Mio!




jackit listened:

Hace Mucho, Mucho Tiempo [EL LABERINTO DEL FAUNO. MX.ES.USA. 2006. Javier NAVARRETE]
I Sing The Body Electric [FAME. USA. 1980. Michael GORE]

3 commenti:

  1. la profondita delle parole va sempre misura per quello che possono scatenare nella coscienza di chi legge....complimenti!

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  2. Ogni misura è un infinito col quale fare i conti in prima linea, e successivamente rapportarci. Ma... «Lingua mortal non dice quel ch'io sento in seno.»

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  3. " l'idea che nn cerca di cammbiarsi in parola è una cattiva idea".....chapeaux monsieur

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