20160220

TADÀ. [IT2016.MassimoMARTELLOTTA;FilippoTIMI;AndreaBEMPENSANTE.]


«Le TECHE RAI prendono vita…» Mi piacerebbe annunciare. Ma non si tratta di un prodotto RAI.
Posso scrivere: «Ha preso vita TADÀ!»


Produzione BALLANDI MULTIMEDIA per DISCOVERY ITALIA.
In esclusiva, su DEEJAY TV, Canale 9 del digitale terrestre; Canale 145 di SKY; Canale 9 TIVÙSAT.


Andato in onda dal 15 al 19 febbraio in access prime time, alle ore 21.00, è in visione second screen su DPLAY/TADÀ!.


«TADÀAA!»

Progetto/esperimento sul remake dello spettacolo televisivo Anni ’60 – periodo d'oro della discografia italiana. Lo studio della rivisitazione: le storiche Officine Meccaniche, uno dei maggiori studi di registrazione italiani. L’impronta è affascinante: una sorta di teleteatro; tuttavia, di teatro non si tratta. Talk sketch + monologo/tema-non-tema + “rivelazione personale”: questo è metalinguaggio, meta-TV. Senza pensare di concedere spazio alla pseudo-improvvisazione, ci si imbeve di genuinità, amore per l’arte dell’intrattenimento, rispetto per il pubblico.
La trasmissione parte…
Il disco gira…
Il solco del cuore di vinile fruscia il suono…
Filippo TIMI appare dall’ombra, magro, elegante, con gli occhiali, si scusa, ci invita, ci bacia. «Lo so che non ci conosciamo, che sono apparso all'improvviso, ma per i prossimi cinque minuti non dire nulla. […] TADÀAA!», sussurra facendosi da parte.
L’orchestra inizia a suonare, e il sound è di cinquanta anni fa, lo sono gli strumenti… Tutto è in bianco e nero; sugli scalini e i bordi del “palcoscenico” i giovani spettatori, seduti, indossano vestiti Anni ’60.
Filippo TIMI, il talentuoso, irrompe in scena con una capriola; mentre i giovani in studio si godono la musica, lui balla rapito e dinoccolato.

Nina ZILLI canta.
I giovani si alzano e ballano “surfando le punte delle scarpe”, ancheggiando, veleggiando le braccia… Anche nella cabina delle tre “centraliniste” si balla – al centro Marina ROCCO (TUTTI PAZZI PER AMORE).
Protagonista è IL SURF DELLE MATTONELLE [IT. 1964. LA CRICCA].
Filippo TIMI la raggiunge nella pausa canora, ballano, e le resta accanto sotto il palco finché termina la canzone.
Dopo il baciamano, TIMI, con il sagomato a tutto tondo di TADÀ alle spalle, ci racconta un episodio “della sua infanzia” quando ha imparato a «… giocare mentre lavoro. TADÀAA!», chiude “giogionescamente” l’aneddoto – lo farà con ogni suo intervento.

Al centro dello studio, TIMI & ZILLI s’incontrano. Si baciano.
C’è caldo, tadà!
Il fiore all’occhiello è il ballo tra il conduttore e l’ospite. Ben separati per ben guardarsi negli occhi (permettendo a noi di fare altrettanto), mani ai fianchi e s’avvia l’intimista fiction. La domanda/non-domanda (con tutti gli ospiti) è “il lento nella tua vita”.
Oltrepassando il riquadro voluto dalla sceneggiatura, i personaggi non sono più dentro la teca del varietà… Il primo ballo è con Nina ZILLI per consentire di osservare il tutto con familiarità, per rasserenare le generazioni che hanno conosciuto per la prima volta il varietà e le generazioni che di varietà ne hanno “a varia”; si interpreta, così, il passato musicale e televisivo con la spacconeria e i protagonisti di oggi. Gli stessi membri de’ IL COMPLESSO DI TADÀ, nonché i “figuranti” sono sottolineature di contemporaneità!

Attore di teatro e cinema, scrittore, sceneggiatore, questa volta in TV perché gli hanno concesso tempo, autorialità, non-live, in una parola, il giusto cachet lustro incartato – Filippo TIMIeclettico, scatenato, ci guida sornione e balla…
Con NEFFA (che definisce TADÀ! una festa) è protagonista MA CHE COLPA ABBIAMO NOI [IT. 1966. THE ROKES].
Con MALIKA AYANE… si volta l’ironia, il duetto con Filippo TIMI si ribalta a coppia con bacio “immenso”, la sensualità ci distrae dalla rievocazione del passato aneddotico del conduttore a fine brano. È protagonista GUARDA CHE LUNA [IT. 1959. Fred BUSCAGLIONE].
Con ELIO la puntata si condisce di non-sense dal sense profondo: la prima spezia è un pugno di TIMI dato a “Sorciolino”, la seconda è TIMI vestito da donna che con due centraliniste come coriste (una è Marina ROCCO) interpreta-disturba l’esecuzione del brano: è protagonista MAHNÀ-MAHNÀ [IT. 1968. Piero UMILIANI].
Con Marco MENGONI è protagonista SI È SPENTO IL SOLE [IT. 1962. Adriano CELENTANO]; con Marco, Filippo TIMI controcanta; con Filippo Marco MENGONI balla il suo primo lento.
Ognuno di loro è stato anche attrice/attore convincente.


Quello che ho assaporato con queste cinque puntate sa di mollica lasciata sul sentiero onirico, non quello che vive quando siamo dormienti, bensì quello che pulsa di brama nelle veglie diurne: interpretare un gioco – qui è il divertissement.
Un pensiero e siamo immersi nello spettacolo!
Non è un varietà d’altri tempi, non vediamo protagonisti di mezzo secolo fa, non c’è un vero “conduttore” perché c’è un vero non-mattatore che appare e scompare. Intervalla la musica la parola e l’intento grazie al senso confessionale e intimista dei “timi-monologhi”. E tutto finisce in lento istrionico.
Il programma è di oggi con personaggi di oggi; il vestito del programma ha un taglio retro. Questo è una mica rilucente. È «TADÀ!»

La Rete propone al suo pubblico giovane un’opera d’altre età. Tuttavia, prima fra tutte, prima della musica, sembra volersi riscattare l’emittente stessa (ogni altro componente dello spettacolo televisivo di ieri non ne necessita) sempre più TV sempre meno network musicale.
Ma rischia – qualora non prosegua – di annacquare il proprio sapore di “TV a metà”. Dove porteranno i progetti di Ballandi?

Filippo TIMI, la prima puntata, parla di “lavori in corso” per metterci a conoscenza che la televisione può dare più di sette minuti di quasi TV-amarcord. Conta, sopra ogni idea, il tempo per germogliarla – e germogliare con Lei.
E, in fin dei conti, non è la Prima Stagione?

«Nessuno sa cos'è, nessuno sa dov'è, nessuno sa perché», questo il claim-promo.
Chi vuol ballare il prossimo lento con Filippo, con tadàaa?
Riuscirete a raggiungerlo prima delle sue centraliniste amanti?


TADÀ [IT. 2016. Filippo TIMI]

20160214

IL CAPITANO, L'ECLISSI & PERFETTI SCONOSCIUTI.

«Io sono, tu sei, egli è.»
Ma, è un’onda contro… La realtà è un’onda contro lo scoglio. La realtà è...
«Io penso di essere, tu pensi che io sia, egli pensa che noi siamo.»
La realtà è uno scoglio o è un'onda?



Domande. La vita è un salto nelle domande. Non sappiamo se ad accoglierci sarà il buio o la luce ma, inconsapevoli o meno, il salto lo facciamo. Che si resti sul ciglio, sulla china, nell'insenatura, nel passo... il salto è avvenuto! Nella maniera esatta in cui lasciamo il ciglio, la china, l'insenatura, il passo. Restar fermi o in movimento è una scelta, e ogni scelta è un salto.
C'è solo da capire, da accettare, da riscrivere i codici di una vita da noi scelta.
Tuttavia, pur avendo i codici li si saprà padroneggiare? Sapremo utilizzarli come un linguaggio per capire (non carpire, la nostra indole) noi stessi e gli altri? Qual è la lingua con la quale ci si deve rivolgere alla propria coscienza?

La lingua che Genovese, Filippo BOLOGNA, Paolo COSTELLA, Paola MAMMINI e Rolando RAVELLO mettono in scena è antica: l'azione e gli intenti celati.
Ogni protagonista può mostrarsi come un quadro; anche iperrealista… per qualcuno. Ma ho avuto l’affascinante sensazione (per la seconda volta in vita mia) che si trattasse «in realtà di un mazzo di fogli non perfettamente impilati, retti da una mano, e animati dall’altra: ogni immagine di personaggio è la somma di tratti che si agitano nell’aria nello scorrersi l’un sopra l’altro: ogni somma è concretizzata dalla nostra visione (abilitata, artefatta, impostata) a tratti illuminata dalla luce del sole, dei lampioni dei fari delle insegne, della luna che attraversa le nostre imposte!»
A tavola ci si sente bene: a volte nell’agiatezza a volte affettati, in entrambi i casi si dice tutto di sé.
Il regista sceglie di evidenziare che quando si invita qualcuno si invitano persone che crediamo di conoscere. Alla sua tavola – un po’ la tavola di noi tutti – ha invitato PERFETTI SCONOSCIUTI. Per dimostralo lascia parlare i “telefonini”, relegando le confessioni umane al momento catartico, apocalittico, dell’evento naturale. Sottolineo quant’è lapalissiano: non è vero che la nostra identità è celata protetta in balia degli apparati tecnologici a cui ci affidiamo per integrarci. Sono le nostre azioni le nostre intenzioni i nostri artifici a dichiararci confessarci spogliarci: il punto è che chi ci è Amico non vuole vederci per quello in altro modo che per le loro azioni le loro intenzioni i loro artifici.
È il credere che i telefoni cellulari, i tablet, i computer siano estensioni del nostro corpo e che quindi siano sotto il nostro controllo assoluto. Non sono neppure delle appendici: sono l’illusione di avere la password per le altre vite (quelle da spiare) e le vite altre (quelle da interpretare). Qualcuno lo sa razionalmente, qualcun altro lo percepisce, altri ancora lo bramano: il mondo che occupiamo non è l’unico occupabile da noi medesimi!
Va da sé che avere a tavola amici di vecchia data non ci fa credere che ci siano informazioni ancora da conoscere: eppure i dati sono frammentati, sempre richiesti dal database del “mazzo di fogli in animazione”… Per questo nessuno dei protagonisti si aspetta scivoloni, terzo grado, quinte colonne quando si avvia il discorso delle autenticità eclissate dalle verità digitalizzate.
Il proporre di mettere in viva voce e a voce alta ogni telefonata e ogni messaggio/e-mail non è sapere cosa l’altra persona veramente fa della propria vita, o della promessa di una vita insieme: si tratta di prendere in mano la vita dell’altro, poterne disporre e magari anche viverla allontanandosi dalle fallaci conseguenze messe in moto.
Eppure, tenendo a mente che ogni Essere Umano è una stella nell’oscurità dell’Universo, il moto è sempre, sempre, sempre condizionato dalla gravità di chi ci è vicino, di chi è… stella!
Entrare nelle vite degli altri, volere le vite che non possiamo, sfogliare o gustare le vite da prospettive ardite è un moto che provoca altri moti: stelle contro stelle, oscurità contro luminosità.
Ogni nostro desiderio è sempre esaudito. Il punto è che non sempre siamo lì a saperlo. Questo perché siamo infiniti punti in infinite ambizioni. Ogni ambito è vissuto da un nostro differente punto (non solo di vista, soprattutto di corpo e mente) e non ci accorgiamo di frontiere oltrepassabili perché viviamo inzuppati nel rimpianto, ammogliati nella recriminazione, ammuffiti nella nostalgia.
Ecco che i PERFETTI SCONOSCIUTI di Genovese alla domanda di spogliarsi non accettano e saranno altri loro a vivere la catarsi, l’apocalisse, l’evento naturale.
E questa è una delle cose che accadono.
Nel film.
L’altra è che Luna, il satellite che tanto si ama, e mai si vede come Spada di Damocle, ha agito sui loro moti, li ha “ingravitati”, li ha ricollocati.
Nel film.
Una volta finita la cena devono essere loro stessi a vedere o due lune o una luna adombrata o un tunnel spaziale o l’ennesima possibilità o annichilirsi nella marea o esser essi stessi marea o…

Ma non lo hanno pensato. Gli amici che si incontrano spesso, che mangiano alla stessa tavola, non lo pensano. La sfida puntata sul tavolo è lanciata come si avesse d’innanzi sconosciuti dalle rivelazioni forse impensate, forse allucinate, forse affascinanti, forse avventurose, ma che resteranno al di là della nostra sfera di azione.
In una sfida di tale levature si è pronti a essere ascoltatori?
Si è pronti a capire quali sono gli inneschi e quali i valori?
Si è pronti a capitolare e riscrivere nuovi capitoli?
Si è pronti a levarsi?
Si è pronti a sfidare sé stessi?
Si è pronti?

La domanda. È il salto in ciò che conta. Si vuole vivere con gli altri o tutta l’esistenza che siamo capaci di abbracciare riguarda l’edonismo?
PERFETTI SCONOSCIUTI fa porre la domanda avulsa dalla materialità del profitto economico e dall’ambizione di uno status sociale: la materialità è la fuga fisica quanto mentale dalle scelte fatte e che non si sanno risolvere, e il suo profitto è l’illusione di essere altrove, si essere evasi – ma il risultato è l’evasione del “soldato” non del “prigioniero”:

«Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora,
solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora:
per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori
e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri !
L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo,
ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
il nemico si fà d'ombra e s'ingarbuglia la matassa...»
                                              Don Chisciotte [Francesco GUCCINI]

La domanda resta inascoltata.
Solo la luna osserva tra i quanti chi si comprenderà, chi si sbranerà, chi si arroccherà, chi saprà guardare negli occhi l’altro, chi pretenderà un equo cambio valuta, chi prenderà coscienza, chi si annichilirà all’ipocrisia chi dell’ipocrisia farà cenere, chi vorrà amare sé stesso e dell’altro fare il successo…
Quale perfetto sconosciuto può esser interconnesso?
La luna lo è.
Difatti, a cena finita cos’è accaduto una volta che l’eclissi è terminata?
La luna riluce. Il velo che poteva permettere qualche spontaneità da prove generali, o da dietro le quinte, è stato vano. I pensieri e le azioni oscure sono oltrepassate. La luce riflessa ci illude che la notte è fatta di liberazioni: le libere azioni che la giornata lavorativa e di impegni familiari tengono in galera – la notte, forse, “la luce” è per gli Uomini! L’unico pensiero è il giorno seguente: ancora domani dobbiamo cominciare, non si continua, si ricomincia. Ogni tentativo di fare qualcosa è il tentativo per incastrare un pezzo di un nuovo puzzle. I PERFETTI SCONOSCIUTI sanno che è sempre lo stesso, ma non sanno che vivere dei “paletti della folla” e dell’Io inespresso.
Saluti e baci, chi s’è visto s’è visto e non per questo Visto.
Alla prossima, amici!

Luna non può non porsi una propria domanda:
«Amici?»



Eclipse [THE DARK SIDE OF THE MOONUSA. 1973. PINK FLOYD]
OLTRE IL VELO [IT. 1991. Maurizio CACCIATORE]
OLTRE IL VELO [IT. 1991. Maurizio CACCIATORE]

PERFETTI SCONOSCIUTI. [IT2016.PaoloGENOVESE.]




* * *
La vita è l’unico vero teatro: composta da molteplici prove, dietro le quinte composite, prime e repliche complesse.
La nostra vita ha alcuni palcoscenici che ci proiettano in base al pubblico che si siamo scelti: la camera da letto, la cucina, il luogo di lavoro e quello dello svago. Un poker nel quale “siamo e non siamo” relativamente agli occhi che potranno giudicarci.

La cucina è l’Asso di Quadri: «Dimmi come e cosa mangi e t’inquadrerò!»


Il cineasta Paolo GENOVESE ha perfettamente scelto l’emblema della convivialità.
Ci offre per prima i rumori di fondo, gli attrezzi che vengono correttamente sistemati, il pubblico che comincia a individuare in quale personaggio si specchierà. Ci presenta i protagonisti che si preparano per raggiungere gli amici che offrono la cena e ce li presenta scorretti verso l’altro membro della coppia; dove questi appaiono sinceri, normalmente sinceri, siamo spinti a chiederci dove sta l’inganno.
Ecco come ci appaiono: Carlotta (Anna FOGLIETTA: ST@LKER | LA PRIMA VOLTA DI MIA FIGLIA), a casa propria, non sta preparandosi per un altro appuntamento?; suo marito Lele (Valerio MASTANDREA: BORIS | OGNI MALEDETTO NATALE | LA FELICITÀ È UN SISTEMA COMPLESSO) non vorrebbe dedicarsi al momento che ricerca con l’identità dall’altra parte del suo telefono?; Cosimo (Edoardo LEONOI E LA GIULIA | SMETTO QUANDO VOGLIO) e Bianca (Alba ROHRWACHERLA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI | IL RACCONTO DEI RACCONTI | VIVA LA SPOSA) sono affiatati, ma c’è una sorta di distacco con il gruppo di amici del marito. Eva (Kasia SMUTNIAK: LA PASSIONE | ALLACCIATE LE CINTURE) e Rocco (Marco GIALLINI: TUTTA COLPA DI FREUD | LORO CHI? | SE DIO VUOLE) cucinano, tutto sembra ben orchestrato, non con l’approccio con la figlia adolescente Sofia (Benedetta PORCAROLI: TUTTO PUÒ SUCCEDERE); Peppe (Giuseppe BATTISTON: PANE E TULIPANI | LA VARIABILE UMANA | LA SEDIA DELLA FELICITÀ) è l’ultimo ad arrivare: impegni o non è tanta la voglia di unirsi? Sembra una scusa che la sua fidanzata si sia sentita male all’ultimo momento tanto da non poter uscire.
Eva è una psicologa e, come a costringere a presentarsi alla sua tavola un alibi per manifestare le proprie debolezze, è lei che propone di rendere scatole trasparenti le «scatole nere» che sono diventati gli smartphone: «Tanto noi non abbiamo segreti, no?» Come tirarsi indietro? Chi lo farebbe confesserebbe.
Eppure, i coniugi che ospitano la cena hanno una propria forza: lei propone il gioco perché ha il suo segreto seduto alla stessa tavola quella stessa cena e lui (preceduto dal personaggio di Mastandrea, ma le battute di tutti fanno retrocedere il tuo telefono” accetta per primo perché è l'unico a non avere segreti: è un uomo che lavora su sé stesso per la propria famiglia.
Nella luce della casa (la cui fotografia è a opera di Fabrizio LUCCI: IMMATURI | ANNA KARENINA | IL PROFESSOR CENERENTOLO), l’arredamento confortevole e rusticamente colto e collettivo, le portate (sopra a tutte, gli attori ricordano gli gnocchi ab libitum ciak dopo ciak), i calici, l’eclissi lunare, le candele, il grande tavolo che permetterà loro di affiancarsi e di fronteggiarsi sono il protagonista altro, quello dei legami. Una volta entrati nella scena di tutti, a casa degli amici, gli invitati non si siedono come fossero a casa propria (siamo ancora nella fase “ante-guerra”). Come potrebbero?
Eccoli – uomini e donne, in buona dose non più amici, non più amanti, non più famiglia – nelle scappatoie che celano paure e attese. Eccoli che si muovono su campi minati latenti. Ci vien dato sapere quali sono le cose che salteranno fuori, e quali personaggi salteranno dalla sedia, e quale emozione/intelletto dirigerà l’orchestra: l’estraneità!
Sono amici, sono coppie, sono (da subito per lo spettatore) perfetti sconosciuti.
In pochi bit di vita, i sotterfugi che sembrano avere donato aria pulita e ampie vedute di campi fioriti, nella stessa misura di vendette e ripicche ai coniugi, diventano sinonimo di smartphone: si, le vite… ogni protagonista vorrebbe che la propria vita diventasse smart/intelligente, ma al tavolo delle verità tali stratagemmi risultano, a conti fatti, senza alcuna gemma fertile!
L’espediente è narrativo; è auto-critico; è indicativo; il balletto a cui nessuno può tirarsi indietro… ogni giorno della propria vita!
Anche quando si affacciano in terrazza (dalla modesta metratura) non c’è boccata d’aria per i protagonisti. Non c’è quando i segreti diventano di tutti e occorre cavalcarli imbizzarriti!
Regista e sceneggiatori e attori montano personaggi dal ritmo comico moderato perché si vanno sempre più rivelando faglie precarie, non si deve ridere, ed io non definisco un film, una storia di questo tenore una “commedia”. Il ritmo è dato dalle bolle di sapone che esplodono contro chi dà per scontato un essere umano e la sua presenza secondo regole proprie.
Giallini/Rocco (il chirurgo plastico) è sornione, il più adulto, tonante e felpato; Smutniak/Eva è retroattiva, una direttrice che vuole e non vuole esserlo, spesso lascia la propria bacchetta; Mastandrea/Lele (funzionario presso un ufficio legale di una azienda privata) è pregnante tanto è disperato disincantato leale davanti al crocevia, dimentico di difendere sé stesso quando esplode la bolla più gravida; Foglietta/Carlotta (casalinga e mamma) fine e disperatamente precisa, sapida la sua femminilità indebolita; Rohrwacher/Bianca (veterinaria) intelligente archi-tetto di una donna; Leo/Cosimo si offre a ogni suo collega, si piega a ogni rivelazione, (quasi tassista, seriale nei lavori che avvia e molla nella stessa misura che nelle relazioni extra-coniugali); Battiston/Peppe (professore di ginnastica sovrappeso licenziato) largisce il suo timbro brioso in una presenza ricercata, con sfuriata sofista.
Gli attori hanno lavorato insieme diverse volte. C’è sintonia, c’è solidità stilistica, c’è bravura! Plastici. Belli!

La coralità degli sceneggiatori (pur essendoci una sola donna: Paolo GENOVESE, Filippo BOLOGNA, Paolo COSTELLA, Paola MAMMINI e Rolando RAVELLO) non annacqua le situazioni o non ridonda i caratteri. Lo cogliamo subito il taglio essenziale del dettaglio, del dire in vece dello spiegare: i testi e le azioni sono quadrati, lo svolgersi delle scene hanno la determinazione della vestizione-svestizione! L’onere stilistico è, per natura della rivelazione, impietoso.
Grazie.
Quante cose capitano in questa cena: ma non le onde d’urto non arrivano dal pietismo e/o dalla drammaticità di una malattia celata.
Grazie.
Che vi sia tanto è una scelta doverosa: in un unico pasto è rappresentata la corretta rosa di segreti pruriginosi e ipocrisie dei desideri!
Grazie.
Tuttavia, il finale si immette a tutta velocità per una via parallela, inaspettata. Ci si chiede se il dolore dell’esser colti in fallo non può che produrre una eclissi di quanto non siamo disposti né capaci di sopportare e supportare e suturare.

Io ho visto che la luna, nella sua eclissi, ha svelato in ogni personaggio tutto ciò che, vulnerabilmente, è trasalito nei segreti cuori per un solo battito, finché la sfida di Eva è caduta e la cena è andata avanti con la normalità di cui s’è… ehm… di cui i protagonisti di PERFETTI SCONOSCIUTI sono opportunisticamente assuefatti.
La luna/Genovese ha riflesso cosa succederebbe, o è successo altrove, o sta succedendo… dentro e fuori ogni vita che orbita senza corrispondenza…

Prodotto da Marco BELARDI (fondatore e presidente della LOTUS PRODUCTION, società membro della LEONE FILM GROUP) per MEDUSA FILMS, il film è uscito l’11 febbraio e, con San Valentino a pochi giorni di distanza, ha avuto una accoglienza tale da surclassare (nel week-end di uscita) con incassi da record al botteghino i film di Tarantino e Stiller.
Il progetto PERFETTI SCONOSCIUTI, ne sono compiaciuto, sarà rappresentato nei teatro, di tutto il mondo.

Alzate gli occhi, anche nel teatro dei vostri segreti che una luna… Intorno a chi graviterete: luna o viltà?




20160210

LUPIN III. [JP2014.RyūheiKITAMURA.]


Il 24 febbraio l'aggiornamento del post con la recensione.


* * *
Intanto, poche parole su LUPIN III:
LUPIN III - lupin sigla

L'artista Monkey Punch lo dà alla luce nel 1967, nell'edizione del 10 agosto della Weekly Manga Action (Futabasha). Per questa produzione cinematografica, il mangaka ne scrive il soggetto e Ryûhei Kitamura lo dirige. È la prima volta che Monkey Punch aderisce a un progetto live-atcion per il suo Lupin III: lo ha supervisionato, è stato sul set, appare in un cameo. È uscito in patria nel 2014.
Distribuito da Microcinema, le uniche date per l’Italia saranno il 22, 23 e 24 febbraio; qui l’elenco completo delle sale dove verrà proiettato.


LUPIN III - in corsa

In questi 133 minuti di "Giacca Rossa":
The Works, l’organizzazione di ladri di opere famose di proprietari ricchi, subisce un brutto colpo con l’omicidio del suo capo, Dawson (Nick Tate: Space: 1999). Ciò ferma il progetto di completare il “Cuore cremisi di Cleopatra”: all'antica collana manca un rubino.
Membro de' The Works, Arsenio Lupin III (Shun Oguri: visto in Crows Zero | Sukiyaki Western Django) non intende subire l’oltraggio, vuole riuniti gli amici Daisuke Jigen (Tetsuji Tamayama: Norvegian Wood | Goemon), Goemon Ishikawa XIII (Gô Ayano: Gantz 2 | Gatchaman) e Fujiko Mine (Meisa Kuroki: Space Battleship Yamato) e insieme espugnare la cassaforte di massima sicurezza “L’Arca di Navarone” e recuperare la collana, completa!
L’ispettore Koichi Zenigata (Tadanobu Asano: Thor: The Dark World | 47 Ronin) è pronto ad arrestare Lupin, e con il suo nuovo piano, nel quale Lupin III è “ingaggiato” dal poliziotto per varcare “L’Arca”, lo vuole consegnare alla giustizia una volta per tutte.
[omissis]
LUPIN III - il gruppo

Le peculiarità del franchise "LUPIN III" sono mantenute nel film:
le voci dei doppiatori della serie d'animazione; lo scavezzacollo senza paura, Lupin III, l’impudente; gli inseguimenti e le fughe a bordo della 500 gialla; mascheramenti; il romantico pistolero con la sigaretta che centra ogni bersaglio, Jigen, il solitario; mistero; gli acrobatici tagli con la spada celeste del sensei Goemon, l’immerso; piani dettagliati e mirabolanti improvvisazioni; il "doppio (triplo, quadruplo) gioco" della onnipresente sensualità della donna Fujiko, l’irresistibile; la commedia; l'onore e la stima dell'irreprensibile e maldestro ispettore Zenigata, il tenace...

LUPIN III [Poster Special Edition The Movie 2014]
"Lupin III Poster Limited Edition" - fino esaurimento scorte:
Tale poster è stato disegnato da Monkey Punch (insieme ad altri quattro disegni a seguire) e verrà omaggiato agli spettatori che acquisteranno il biglietto in prevendita presso i cinema che aderiscono all'iniziativa.


Poster Lupin III The Movie [recensione Maurizio CACCIATORE - Google+]

Il trailer su MyMovies.it

THAT's ALL

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