* * *
La vita è l’unico vero teatro: composta da
molteplici prove, dietro le quinte composite, prime e repliche complesse.
La nostra vita ha alcuni palcoscenici che ci
proiettano in base al pubblico che si siamo scelti: la camera da letto, la
cucina, il luogo di lavoro e quello dello svago. Un poker nel quale “siamo e
non siamo” relativamente agli occhi che potranno giudicarci.
La cucina è l’Asso di Quadri: «Dimmi come e cosa mangi
e t’inquadrerò!»
Il cineasta Paolo GENOVESE ha perfettamente scelto
l’emblema della convivialità.
Ci offre per prima i rumori di fondo, gli
attrezzi che vengono correttamente sistemati, il pubblico che comincia a
individuare in quale personaggio si specchierà. Ci presenta i protagonisti che
si preparano per raggiungere gli amici che offrono la cena e ce li presenta scorretti
verso l’altro membro della coppia; dove questi appaiono sinceri, normalmente
sinceri, siamo spinti a chiederci dove sta l’inganno.
Ecco come ci appaiono: Carlotta (Anna FOGLIETTA: ST@LKER | LA PRIMA
VOLTA DI MIA FIGLIA), a casa propria, non
sta preparandosi per un altro appuntamento?; suo marito Lele (Valerio MASTANDREA: BORIS | OGNI
MALEDETTO NATALE | LA
FELICITÀ È UN SISTEMA COMPLESSO) non vorrebbe dedicarsi al momento che ricerca con l’identità
dall’altra parte del suo telefono?; Cosimo (Edoardo LEO: NOI E LA GIULIA | SMETTO QUANDO VOGLIO) e Bianca (Alba ROHRWACHER: LA
SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI | IL RACCONTO DEI RACCONTI | VIVA
LA SPOSA) sono affiatati, ma c’è
una sorta di distacco con il gruppo di amici del marito. Eva (Kasia SMUTNIAK: LA PASSIONE | ALLACCIATE
LE CINTURE)
e Rocco (Marco GIALLINI: TUTTA COLPA DI FREUD | LORO
CHI? | SE DIO
VUOLE)
cucinano, tutto sembra ben orchestrato, non con l’approccio con la figlia
adolescente Sofia (Benedetta PORCAROLI: TUTTO
PUÒ SUCCEDERE);
Peppe (Giuseppe BATTISTON: PANE E TULIPANI | LA
VARIABILE UMANA
| LA SEDIA DELLA FELICITÀ) è l’ultimo ad arrivare: impegni o non è tanta
la voglia di unirsi? Sembra una scusa che la sua fidanzata si sia sentita male
all’ultimo momento tanto da non poter uscire.
Eva è una psicologa e, come a costringere a
presentarsi alla sua tavola un alibi per manifestare le proprie debolezze, è
lei che propone di rendere scatole trasparenti le «scatole nere» che sono diventati gli smartphone: «Tanto noi non abbiamo
segreti, no?» Come tirarsi indietro?
Chi lo farebbe confesserebbe.
Eppure, i coniugi che ospitano la cena hanno una propria forza: lei propone il gioco perché ha il suo segreto seduto alla stessa tavola quella stessa cena e lui (preceduto dal personaggio di Mastandrea, ma le battute di tutti “fanno retrocedere il tuo telefono” ) accetta per primo perché è l'unico a non avere segreti: è un uomo che lavora su sé stesso per la propria famiglia.
Eppure, i coniugi che ospitano la cena hanno una propria forza: lei propone il gioco perché ha il suo segreto seduto alla stessa tavola quella stessa cena e lui (preceduto dal personaggio di Mastandrea, ma le battute di tutti “fanno retrocedere il tuo telefono” ) accetta per primo perché è l'unico a non avere segreti: è un uomo che lavora su sé stesso per la propria famiglia.
Nella luce della casa (la cui fotografia è a
opera di Fabrizio LUCCI: IMMATURI | ANNA KARENINA | IL
PROFESSOR CENERENTOLO),
l’arredamento confortevole e rusticamente colto e collettivo, le portate (sopra
a tutte, gli attori ricordano gli gnocchi ab
libitum ciak dopo ciak), i calici, l’eclissi lunare, le
candele, il grande tavolo che permetterà loro di affiancarsi e di fronteggiarsi
sono il protagonista altro, quello dei legami. Una volta entrati nella scena di
tutti, a casa degli amici, gli invitati non si siedono come fossero a casa
propria (siamo ancora nella fase “ante-guerra”). Come potrebbero?
Eccoli – uomini e donne, in buona dose non più
amici, non più amanti, non più famiglia – nelle scappatoie che celano paure e attese.
Eccoli che si muovono su campi minati latenti. Ci vien dato sapere quali sono
le cose che salteranno fuori, e quali personaggi salteranno dalla sedia, e
quale emozione/intelletto dirigerà l’orchestra: l’estraneità!
Sono amici, sono coppie, sono (da subito per lo
spettatore) perfetti sconosciuti.
In pochi bit
di vita, i sotterfugi che sembrano avere donato aria pulita e ampie vedute di
campi fioriti, nella stessa misura di vendette e ripicche ai coniugi, diventano
sinonimo di smartphone: si, le vite…
ogni protagonista vorrebbe che la propria vita diventasse smart/intelligente, ma al tavolo delle verità tali stratagemmi risultano,
a conti fatti, senza alcuna gemma fertile!
L’espediente è narrativo; è auto-critico; è
indicativo; il balletto a cui nessuno può tirarsi indietro… ogni giorno della
propria vita!
Anche quando si affacciano in terrazza (dalla modesta
metratura) non c’è boccata d’aria per i protagonisti. Non c’è quando i segreti
diventano di tutti e occorre cavalcarli imbizzarriti!
Regista e sceneggiatori e attori montano
personaggi dal ritmo comico moderato perché si vanno sempre più rivelando
faglie precarie, non si deve ridere, ed io non definisco un film, una storia di
questo tenore una “commedia”. Il ritmo è dato dalle bolle di sapone che esplodono
contro chi dà per scontato un essere umano e la sua presenza secondo regole proprie.
Giallini/Rocco (il chirurgo plastico) è sornione, il più adulto,
tonante e felpato; Smutniak/Eva è retroattiva, una direttrice che vuole e non
vuole esserlo, spesso lascia la propria bacchetta; Mastandrea/Lele (funzionario presso un ufficio legale di una azienda privata) è pregnante
tanto è disperato disincantato leale davanti al crocevia, dimentico di
difendere sé stesso quando esplode la bolla più gravida; Foglietta/Carlotta (casalinga e mamma) fine
e disperatamente precisa, sapida la sua femminilità
indebolita; Rohrwacher/Bianca (veterinaria) intelligente archi-tetto di una donna; Leo/Cosimo
si offre a ogni suo collega, si piega a ogni rivelazione, (quasi tassista, seriale nei lavori che avvia e molla nella stessa misura che nelle relazioni extra-coniugali); Battiston/Peppe (professore di ginnastica sovrappeso licenziato) largisce
il suo timbro brioso in una presenza ricercata, con sfuriata sofista.
Gli attori hanno lavorato insieme diverse volte.
C’è sintonia, c’è solidità stilistica, c’è bravura! Plastici. Belli!
La coralità degli sceneggiatori (pur essendoci
una sola donna: Paolo GENOVESE, Filippo BOLOGNA, Paolo COSTELLA, Paola MAMMINI e Rolando RAVELLO) non annacqua le
situazioni o non ridonda i caratteri. Lo cogliamo subito il taglio essenziale del
dettaglio, del dire in vece dello spiegare: i testi e le azioni sono quadrati,
lo svolgersi delle scene hanno la determinazione della vestizione-svestizione! L’onere
stilistico è, per natura della rivelazione, impietoso.
Grazie.
Quante cose capitano in questa cena: ma non le
onde d’urto non arrivano dal pietismo e/o dalla drammaticità di una malattia
celata.
Grazie.
Che vi sia tanto è una scelta doverosa: in un
unico pasto è rappresentata la corretta rosa di segreti pruriginosi e ipocrisie
dei desideri!
Grazie.
Tuttavia, il finale si immette a tutta velocità
per una via parallela, inaspettata. Ci si chiede se il dolore dell’esser colti
in fallo non può che produrre una eclissi di quanto non siamo disposti né
capaci di sopportare e supportare e suturare.
Io ho visto che la luna, nella sua eclissi, ha
svelato in ogni personaggio tutto ciò che, vulnerabilmente, è trasalito nei segreti
cuori per un solo battito, finché la sfida di Eva è caduta e la cena è andata
avanti con la normalità di cui s’è… ehm… di cui i protagonisti di PERFETTI
SCONOSCIUTI
sono opportunisticamente assuefatti.
La luna/Genovese ha riflesso cosa succederebbe,
o è successo altrove, o sta succedendo… dentro e fuori ogni vita che orbita senza
corrispondenza…
Prodotto
da Marco BELARDI (fondatore e presidente della LOTUS PRODUCTION, società membro della LEONE FILM GROUP) per MEDUSA FILMS, il film è uscito l’11
febbraio e, con San Valentino a pochi giorni di distanza, ha avuto una
accoglienza tale da surclassare (nel week-end
di uscita) con incassi da record al
botteghino i film di Tarantino e Stiller.
Il progetto PERFETTI SCONOSCIUTI, ne sono compiaciuto,
sarà rappresentato nei teatro, di tutto il mondo.
Alzate gli occhi, anche nel teatro dei vostri
segreti che una luna… Intorno a chi graviterete: luna o viltà?
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