Il Sole, fuoco di tenerezza e di vita,
ardente amore versa alla terra rapita;
tu senti, disteso sopra la vallata,
la terra nubile e di sangue straripata;
il suo seno, alzato da un'anima, è colonna
d'amore come Dio, carne come donna,
e racchiude, pregno di linfe e radiazioni,
il brulicare immenso di tutti gli embrioni!
E tutto cresce e sale!
- O Venere, o Bellezza!
io piango il tempo dell'antica giovinezza,
dei fauni bestiali, dai satiri lascivi,
Dei che addentavano in amore i rami, e ai rivi
baciavano la Ninfa dentro il loto biondo!
Io piango il tempo in cui la linfa del mondo,
sangue rosa d'alberi verdi e fiumi tersi
nelle vene di Pan mettevano universi!
quando il verde, ai suoi caprini, pulsava;
e l'alba siringa baciando, modulava
molle il suo labbro al cielo il grand'inno di amori;
quando, in piedi sulla pianura, intorno udiva
rispondere al richiamo la Natura viva;
e alberi muti cullando uccelli canori,
la terra l'uomo, e l'Oceano azzurro, in Dio
si amavano con tutti gli animali! Io
piango il tempo della gran Cibele, che bella,
si dice, e gigantesca percorreva in sella
o su bronzeo carro le splendide città;
dal doppio seno versava all'immensità
il flusso puro della vita senza fine.
l'Uomo succhiava, lieto, le poppe divine,
come fanciullo in gioco sul suo grembo caldo.
- E casto e dolce era l'Uomo, perché era saldo.
Che miseria! Ora dice: so tutte le cose,
e va, con gli occhi chiusi e le orecchie terrose.
- Eppure, via gli dèi! via! L'Uomo è Re,
è Dio! Ma è l'Amore la gran Fede! Ahimè,
se l'uomo tirasse dalla tua poppa ancora,
gran madre d'uomini e di dèi, Cibele; e ora,
emergendo da immense azzurre chiarità
di flutti, fiore carnale che onda profuma,
mostrò il rosa ombeLico ove nevica schiuma
e fece, Dea dai neri occhi vincitori,
cantare ai boschi l'usignolo e amore ai cuori!
POÉSIES [FR. c. 1869–1873. © Arthur RIMBAUD – Poesie. © 1973. GIULIO EINAUDI EDITORE. Traduttore: Gian Piero BONA]
Io ho scritto, il mio Jackind ha errato, con:
Xxx [XXX. XXX. XXXX. XXX]
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