20080411

VOTARE è ROCK!

Storcere il naso per il titolo di questo mio appello è... vostro diritto.
Non volere che «celentaniane» espressioni prendano piede nel gergo popolare è... vostro diritto.
Resistere a digitare un altro sito per non dover sentire suggerimenti di «nonno Jack» su quanto sia doveroso esprimere le proprie preferenze su chi vogliamo che agisca per conto nostro... è vitale, saggio, inevitabile!
E non è Jack in alcune delle sue buffonesche rappresentazioni, sono i vostri avi e i vostri vicini, i quali hanno espresso il proprio diritto di donare la vita, energicamente e fisicamente!, a chiedervi di essere presenti con la vostra volontà.
Il governo non è composto da una masnada amorfa di individui denarofagi...
Lo stivale non è la rappresentazione geografica di ciò che alberga nei cuori di chi insulta le nostre vite: nell'atto di calciare la sua isola sudista per centrare la sua isola occidentalista...
Il Bel Paese siamo Noi!
L'Italia è un nostro diritto, espletate il vostro dovere!

Il punto, fratelli, è che c'è solo il peggio nel futuro della nostra terra.
Se noi fossimo un popolo capace di insorgere non avremmo la paura di non poter comprare il cibo per i nostri cari, dell'ingiustizia di chi ha più di noi avendo meno meriti... e chi più ne ha più ne metta... Se fossimo il popolo che si governa avremmo un diritto invincibile: non votare uno nessuno centomila!

Non voglio usare alcun epiteto per definire chi delega altri per governare, per prendere le nostre decisioni. Non voglio pensare che ci sia chi va a votare per la cecità di dover far vincere la propria squadra. Non voglio pensare che il cittadino non voglia costruirsi quella casa che i diritti umani gli offrono e lascia che chi si fa lupo per chi si fa pecora si faccia la propria tana... in quella che è - ripeto! - casa nostra!
Non voglio pensare che di italiani non ve ne sono e la "x" và posta sulla loro vacuità.
Gli "italiani" che ci spingono a votare non liberano ai nostri pensieri, alle nostre visioni, alle "nostre matite" il referendum, che verrà dopo queste elezioni ("Parole, parole, parole...").
"
Aut Caesar, aut nihil" salmodiano i Don Giovanni (i Valentino) del nostro Bel Paese; e noi, con le loro voci senz'anima - poiché, chi di loro auspicherebbe mai un vocal couch, che tanto vanno di moda, e tanto meno essere un coro? - sogniamo a occhi aperti (per le notti che ci garantiscono insonni!) un pediluvio per chi calza ancora il nostro Stivale...

L'Italia io non l'ho mai vista - forse per ignoranza, o per una personale cecità.
Quella che ci è spacciata per tale... l'ho depennata il giorno che ho aperto gli occhi (i quali, per alcuni, non funzionano, o non si son mai aperti!)
L'unica coalizione aliena all'ipocrisia, alla vigliaccheria è quella costituita da UN POPOLO!... Quando c'è...
Il mio voto è il non-voto!

Per questo me la scrivo (un po' per ogni dove): crearla è il modo migliore per averla!
The Italy Is The Jackind!
jackit listened:
Lo Scrutatore Non Votante [L'ALDIQUÀ. IT. 2006. Samuele BERSANI]


* * *
>>> From Alcatraz-Italia, JACK.
EUFORIA E RABBIA:
Politica compulsiva, un vizio come le slot-machine. Si chiama crisi di governo, ma da noi si legge euforia. Il Paese è in sofferenza, la gente esausta, e loro - che dovrebbero essere i nostri padri reponsabili - si comportano da vecchi gianburrasca. È ricominciata la macabra ebbrezza elettorale, la classe politica più narcisista del pianeta clicca compulsivamente sulla slot del totopoltrone, del totoministeri, e si elettrizza col gioco del “chi ce l’ha più lungo”, che nell’adolescenza si misura in centimetri e nell’onanismo politico, in voti. L’impotenza del potere. Ma la colpa è nostra. Noi i Cuffaro che festeggia a cannoli 5 anni di carcere che non farà mai, noi Casini che protegge l’ex presidente della Regione Sicilia come se fosse colluso solo con le pasticcerie di Palermo, noi l’eroe Clementone, il Garibaldi de noantri, che commemora la sua Anita agli arresti domiciliari assicurandoci “Ho sposato una brava ragazza”, per poi vendicarsi mandando all’aria tutto il cucuzzaro. Noi topi addomesticati che la rivoluzione francese non ci ha insegnato niente e non siamo capaci di una presa della Bastiglia. Noi ignavi che li votiamo.
Ma una buona notizia c’è, e non avevamo bisogno dell’Eurispes per scoprirla. La classe politica italiana va da una parte, il popolo dall’altra. Entrambi inconsapevoli di questo scollamento. I primi perché inebriati dal potere, noi perché abbrutiti dalla disperanza. Ma il fatto sussiste ed è, a mio avviso, storico. Dalla mortificazione degli italiani potrebbe anche scaturire qualcosa di buono. L’astensionismo, che ho sempre considerato un suicidio civile, questa volta sarà inevitabile e macroscopico. Una sorta di sciopero nazionale contro un Parlamento che rappresenta solo se stesso e le sue lobby; come il giornalismo, che invece di pungolare questi sciagurati, li trova sexy e li vezzeggia rifilandoci le loro veline. Siamo la palla al piede d’Europa, ci guardano con commiserazione e una punta di disprezzo. In Asia, il nuovo motore economico del pianeta, non sanno neppure chi siamo. Non c’è da stupirsi, siamo irriconoscibili a noi stessi. I nostri politici non hanno più il senso dello Stato, noi quello della Storia. Agli appelli di unità nazionale i “berluscones” rispondono da camerati “Me ne frego”. Se fosse vera la notizia, come temo, che Prodi, pur di non cadere, abbia proposto a Mastella una trentina di poltrone per i suoi famelici seguaci (dalle Poste all’Enel) non si capisce quale alternanza abbiamo davanti. È tutto lo stesso suk. D’altronde l’uomo non è stato capace neanche di promulgare una legge seria sul conflitto d’interessi, e fra tutte le cariche istituzionali possibili ha offerto a Mastella proprio il ministero della Giustizia senza avere neanche lo scatto di reni di accettare le sue dimissioni, mentre lo sventurato parlamento che ci meritiamo, si scorticava le mani applaudendo un comizio eversivo contro la magistratura.
L’unica cosa che oggi un italiano per bene può augurarsi, è la rivolta.
Gennaio 27th, 2008. Diego CUGIA >>>;

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