Noi facciamo parte di un mondo che per evolversi va in pezzi.
Noi facciamo una parte non indifferente di questi pezzi.
Noi facciamo e non sappiamo metterci la faccia.
Esattamente questi pezzi sovrascrivono la maggior parte dei nostri connotati. Molti protagonisti delle mie storie non vogliono che la propria faccia sia fatta a pezzi, qualcuno riesce a rifiutare che la faccia sia uno di quei pezzi, troppo pochi (per loro ho il cuore sempre a pezzi) non lasciare come segno una faccia persa tra le scorie. La loro sofferenza è così… umana!
Rimodellano i pezzi, ne fanno altro, non altri. Nuove collocazioni nuovi vuoti ma nuovi pieni che rendono i precedenti vuoti dei pieni a venire.
I più disumanamente si lasciano – nella propria discarica trovano una faccia che sanno affrontare.
Noi facciamo perché chi sa muoversi, se non sorgere, tra i frantumi riesce a dare in un frattale la speranza di mani disarmate fra i lumi.
Sento un canto a bocca chiusa con parole aperte al silenzio:
“Puzzle caotico di fiocchi di neve
che sognano coralli in euritmia trinakriota!”
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